giovedì 30 maggio 2013

Ricominciamo


Quando due anni fà MrMarito mi ha telefonato dicendomi senza mezzi termini Amore mi ha chiamato adesso il Dott.B e dice che non potrò avere figli, io semplicemente sono andata in apnea. Era una pausa pranzo, avevo appena finito i 50 min. di yoga, ero tutta bella distesa e rilassata, squilla il telefono, esco in strada, rispondo e queste poche parole mi investono, non potrei dire come un tir...facciamola meno tragica, diciamo come una bici che sfreccia veloce e senza minimamente rallentare, travolge il passante. 
La voce del mio uomo, di solito sempre serena e sicura, traballa.
Ed io provo una pena infinita
Per lui
E per me

La prima settimana passa tra pianti liberatori e abbracci,
ma di quei giorni ricordo soprattutto l'accoglienza profonda che ci siamo dimostrati l'un l'altro.

Credo in tutta onestà che quelli siano stati gli unici giorni in cui il Protagonista era MrMarito
il suo dolore
la sua accettazione;
di riflesso c'erano anche i miei,
ma chi faceva i conti con l'idea di non trasmettere se stesso in un figlio,
era lui.

Poi attingendo a chissà quali risorse
lui ha guardato oltre
oltre ai capelli
al naso
agli occhi
di un figlio donato
ed ha riconosciuto che sarà padre
alla faccia della sterilità;
e da quel giorno sta bene
non lo dico per dire
lui sta bene
lui non ha mai brutti pensieri, ha la fiducia e la pazienza dalla sua,
e sta bene.

Una settimana da Protagonista,
poi l'unica Diva sulla scena sono diventata io.

Le mie ovaie, i miei follicoli, i miei ovuli,
il mio ciclo, i miei fallimenti,
il mio dolore, il mio tempo perso, i miei bimbi persi,
io, io, io,
il mio, il mio, il mio,
egocentrica che nonsonoaltro....

Oggi dopo tutti questi mesi
uso sempre lo pseudonimo laPresuntuosa,
perfetto per la me di quei primi tempi,
ma mi sono fatta più umile,
e riconosco che non tutto è in mio potere,
non rimarrò incinta solo perchè lo desidero tanto,
nè tanto meno perchè me lo merito;
rimarrò incinta se avrò saputo affrontare la strada, anche quando sarà in salita,
e se il nostro bambino avrà fatto due passi per venirci incontro....

Ho dovuto sbattere un pò il naso, per capire,
e probabilmente non ho ancora neanche capito tutto,
ma mi è servito, ed oggi direi che sto bene anch'io.

Però...ci sono un pò di però

ieri ad esempio ho fatto la prima puntura, ed è stato diverso dalle altre volte.
Non credo di saper trovare le parole per descrivere il misto di sensazioni che ho provato:
c' era da un lato il grande ottimismo
e dall'altro purtroppo quello stronzo del disincanto.

L'ottimismo è irrazionale, deriva un pò da una specie di Fede, una vocina che dice
non ho dati oggettivi per aspettarmi un probabile successo, ma sento comunque che successo sarà.

Il disincanto invece è una brutta bestia,
è la razionalità, l'immaginare che qualche problema potrebbe esserci se già 8 IUI e 2 FIVET sono fallite,
è agire, ma non contarci troppo,
è proteggersi dagli insuccessi,
è calcolo, ragione, l'opposto dell'istinto,
l'opposto di come mi immaginavo che fosse rimanere incinta.

Il disincanto è il mio peggior nemico.
Io vorrei sognare
ad alta voce
ad occhi aperti
e chiusi

Vorrei godermi questa stimolazione con la fiducia cieca che questo è il mese che cambierà tutto,
che è da qui che inizia una magnifica avventura,
che questo post è quello che tornerò a leggere mille volte nei mesi prossimi mentre la mia pancia crescerà, perchè mi farà tenerezza quello che avevo scritto,
mi farò tenerezza io, oggi così incerta.

Vorrei, vorrei, vorrei,
faccio fatica, ma ci provo,
ora prendo coraggio, scrivo Ricominciamo nel titolo del post e pubblico...








venerdì 17 maggio 2013

ETEROLOGA ovvero qualche ostacolo in più

Potrei scrivere ore sugli ostacoli che ho incontrato in questi 2 anni nel nostro belpaese legati al mio essere fuori legge nel fare la fecondazione eterologa..
Quanta voglia ho di farlo? Zero.
Però mi devo pur sfogare...

Per chi non lo sapesse,
la Legge 40 (tra le varie cose) vieta in Italia la fecondazione assistita con seme e/o ovuli esterni alla coppia.
Niente donatori.
Dunque per farla semplice, coppie come la nostra,
per le quali per ragioni disparate è necessario "un aiuto esterno" per procreare,
non possono essere seguite nè da Centri pubblici, nè da Centri privati.

La legge impone ai nostri medici di non occuparsi di noi.
E in effetti loro non lo fanno,
a volte con convinzione,
a volte forse senza intorrogarsi troppo,
a volte a malincuore, quasi scusandosi per la scelta talebana di politici che hanno voluto quella legge,
e che di fatto impediscono loro di onorare il proprio giuramento di Ippocrate.

Se qualcuno non condivide la mia visione,
me lo scriva
e ne parliamo,
ma al momento vi dico come la penso io:
io ho bisogno di una cura, di un intervento esterno, di un aiuto della scienza,
senza quello non avrò mai un figlio,
e mi sento discriminata,
perchè pago le tasse, e mi spetterebbe lo stesso trattamento medico che spetta a un donna il cui marito non è sterile, non vedo differenze.
La Legge però c'è
Non l'abbiamo abrogata quando ne abbiamo avuto l'occasione
Dunque niente eterologa
Pace
Tra qualche anno immagino non sarà più così, e quando ripenserò ai miei trentanni avrò la conferma di averli vissuti nel medioevo, ma intanto niente fecondazione
e neanche niente Nota 74
una prescrizione grazie alla quale i farmaci li paga il Servizio Sanitario Nazionale.
Parlo di roba costosa.
Siringhe da € 290 ( e a me per un ciclo ne servono tre...fate un pò voi i conti)

Ora arrivo al punto
Oggi ho telefonato ad un rinomato Centro della mia città, una Clinica privata.
"Salve vorrei prenotare il monitoraggio ecografico per una fecondazione che effettuerò poi in una Clinica all'estero"
"Nessun problema. A noi non interessa cosa lei và a fare all'estero, non lo dobbiamo mica sapere, lei può essere una che ha piacere a farsi ecografie ogni due giorni tanto per vedere come sta"
"Bene" (..un pò sopra le righe, ma bene)
"Fanno € 350"
"Bene (...non troppo in realtà, mi sembra un pò caro, ma non faccio la difficile) Senta però io intanto avrei bisogno che mi facesse parlare un minuto con la dottoressa..."
"No guardi venga per una visita/colloquio (€150) e lì parlate"
"Senta io non vorrei sembrarle scortese, ma dopo due anni, sò già come funziona, non vorrei prendere un permesso dal lavoro solo per un colloquio, sò che dovrò già prenderne tanti altri dopo; guardi volevo solo parlare un attimo con la dottoressa per avere un consiglio, sono infatti in dubbio se ripartire con il farmaco che ho usato nelle due scorse stimolazioni, o se cambiarlo con un altro di cui mi ha parlato la Clinica che mi segue all'estero..volevo sapere cosa ne pensava la dottoressa"
"Ma lei cosa crede che le dica la dottoressa? non le dice proprio nulla, lei deve seguire quello che le prescrive la sua clinica, cosa pensa? di truffare lo Stato per farsi prescrivere i farmaci dalla dottoressa?"

No
non lo pensavo
sò bene che sono una donna di serie B
non lo dimentico mai
non pensavo di avere i farmaci gratis
pensavo piuttosto a un parere spassionato
autorevole
due parole con una dottoressa competente
ah
dimenticavo
pensavo anche ad un pò di tatto
comprensione
umanità.

Ho messo giù il telefono
e mi è preso il magone
ma è mai possibile che oltre a dover già sopportare tutto quello che devo sopportare
mi tocchi pure sprecare energie con una centralinista insoddisfatta della sua vita
e che rompe l'anima alla mia, di vita?

In un secondo sono già riprecipitata nel girone dantesco?
io pensavo di stare ancora qualche giorno comoda comoda in purgatorio..
Vabbò
ho capito
si ricomincia.


mercoledì 15 maggio 2013

Perchè parlo di un figlio-pinguino

Per 3 ragioni quando penso a mio figlio penso a un piccolo pinguino.

1) L'ho già detto, ed è anche una ragione sciocca: perché molto probabilmente se un giorno lui arriverà da me, sarà prima passato da un freddo congelatore.
Di sicuro ci sarà passata la metà biologica del suo DNA, ossia il seme da cui proviene, e questo perché ovviamente dovendo noi utilizzare il seme di un donatore, questo non può che essere precedentemente raccolto, analizzato e conservato pronto all'uso nei depositi della Banca del seme.
Se poi non dovesse andare bene il transfer da fresco effettuato con le mie uova, anche lo stesso l'embrione ricavato dalla fecondazione in vitro, ossia la nostra piccola blastocisti già bella formata, lei stessa sarebbe conservata sotto azoto per un po', in attesa di essere ritrasferita dentro di me al momento opportuno.

2) Ragione ancora più sciocca: perché la Clinica in cui io faccio questo allegro turismo procreativo è al Nord, dunque il seme del donatore anonimo è un seme scandinavo, e allora anche se a tutti gli effetti il papà sarà solo e soltanto il mio splendido MrMarito, non si può negare che il piccoletto avrà una tempra da uomo del nord, a suo agio col freddo, il vento, il gelo e il suo piatto preferito magari saranno le aringhe affumicate.

3) E questa è seria e poetica: perché non c'è nel regno animale un più alto esempio di sacrificio e genitorialità, di quello espresso da mamma e papà pinguino.
Amo pensare a lui come a un figlio terribilmente desiderato e per cui si è lottato in due. Questa è la particolarità del pinguino: è un figlio per cui non si è spesa solo la madre, ma per il quale ha fatto veri e strazianti sacrifici, anche il padre.
E la nostra storia è così.
La diagnosi di azoospermia=sterilità è un boccone amaro da buttar giù.
MrMarito l'ha fatto con la capacità tutta sua di superare qualunque ostacolo, oserei dire con semplicità, accettando le prove dure che la vita gli ha posto davanti, grato semplicemente dell'essere vivo e dell'avere tante altre ragioni per cui essere felice.
Una di queste sono io.
L' amore e il rispetto che ci legano.
Non avrei preteso di imporgli di percorrere la strada della fecondazione eterologa
se lui non avesse sentito che quella era, anche per lui, la strada.
Ma sono stata felice che l'abbia percorsa
volontariamente
insieme a me.
Ci vuole un grosso amore
e una buona dose di autostima e sicurezza di sé
per accettare che il proprio figlio arrivi dal dono di un uomo sconosciuto.
Non la voglio fare facile
i primi giorni sono stati di vero smarrimento, e di dolore
per entrambi
per lui
e per me, perché è da lui che avrei voluto un figlio,
come lui,
con i suoi capelli ricci, il suo sorriso allegro, il suo carattere che mi ha fatto innamorare,
ma
la vita è giocare una buona partita di poker, con qualsiasi carta si abbia in mano,
e noi è così che cerchiamo di fare.

Nonostante questo, la strada è ancora un bel pò in salita.
In questo video c'è la meraviglia che un piccolo pinguino esprime. Ciò a cui noi aspiriamo.



Per arrivare a lui però, quello che i due pinguini innamorati devono affrontare, è una vitaccia.
Le femmine depongono il loro uovo, poi, debilitate e affamate lo lasciano alle cure dei papà e vanno in cerca di cibo, in viaggio per circa due mesi, con la missione di mangiare il più possibile, per potere poi tornare dal proprio piccolo ed essere in grado di sfamarlo.
E' in questo momento che i maschi vincono il premio di miglior papà dell'anno, perché mantengono al caldo le uova appena deposte ricoprendole in una piega della pelle, e non vi si siedono sopra, come fanno molti altri uccelli. Loro restano sull'attenti e le proteggono tenendole in equilibrio sui piedi, stando sui talloni. Non mangiano nulla per altri due mesi (e già era da un po' che non si nutrivano) e affrontano stoicamente l'inverno antartico, stretti stretti l'uno all'altro per scaldarsi almeno un pò.
Proteggono il loro uovo, lo coccolano, e quando si schiude cercano di nutrirlo col poco che hanno.

Poi ritornano le madri, belle grasse e pronte a rigurgitare il cibo assimilato per sfamare il loro piccolo.
E' solo in questo momento che, assolto il loro compito, i padri finalmente si separano dal loro amato piccoletto e vanno anche loro verso il mare alla ricerca di cibo con cui sfamarsi.
Da qui in poi e fino a che i cuccioli non saranno autosufficienti, saranno le madri a farsi carico di loro.
Insomma: una bella prova di estremo amore genitoriale e di grande condivisione e collaborazione col partner da parte di entrambi. Una storia nella quale, come me, anche voi potete forse immedesimarvi.

Se avete qualche minuto io vi consiglio di guardare il video qua sotto perché è pura poesia.
Perché la natura sembra malvagia (vento, freddo, fame), sembra che lo faccia apposta a far soffrire 'sti due poveri genitori; ma loro resistono, resistono, resistono...e ci danno una lezione.
O almeno a me la danno.
Io spesso mi sento sfinita, stanca, smarrita, a volte persino sbeffeggiata, come se la natura lo stesse facendo apposta a farmi penare per arrivare a mio figlio; e invece dovrei solo accettare, ripararmi dal vento, stringermi stretta stretta alle compagne di disavventura, e aspettare con la pazienza dei saggi.
Perché poi questo sforzo d' amore viene ripagato.
Il cucciolo cresce e fa la sua strada.


mercoledì 8 maggio 2013

Jizō e i bimbi di pietra


Questo post è dedicato a Silvia perché so che conosce questo luogo
 
 
 Questo post è dedicato ad Anna che in questo momento è più che mai nei miei pensieri


Questo post è dedicato a tutte le donne e gli uomini che sono stati mamme e papà di bimbi andati via sul più bello, quando avevano solo un anno, un mese, o un giorno; mamme e papà di bimbi morti nei giorni in cui avrebbero dovuto nascere, mamme e papà che si sentono tali anche se i loro bimbi non sono mai nati.

 
Questo post è dedicato a loro,
ai bimbi,
 
 

 

 
alla loro enorme potenzialità,
ed è pieno di colore perché i bimbi sono colorati, allegri e rumorosi, e questo luogo, nel Parco del Tempio Zojoji a Tokyo, è proprio così.

E' colorato, allegro e gioioso, anche se è il luogo in cui le mamme e i papà salutano i loro bimbi.

Avevo letto di questa usanza in questo bel post di Giappone Mon Amour.

La divinità Jizō è ritenuta dai giapponesi e dai cinesi protettrice dei defunti e in particolare dei neonati prematuri morti e dei bimbi abortiti.
Per inciso li proteggerebbe dalla punizione che altrimenti riceverebbero nell’aldilà per aver arrecato dolore ai genitori. A me però pare incredibile che davvero li si raccomandi per non essere dannati, penso piuttosto che lo spirito con cui le madri cuciono quei bavaglini e quelle cuffiette, sia di avere un conforto, un luogo di preghiera in cui tornare per sentire vicino il proprio figlio.
Non mi sono confrontata con amici giapponesi però, questa è solo una mia impressione, e magari sbaglio.
 

Sono arrivata lì la mattina abbastanza presto, MrMarito era a letto con la febbre, ho cercato le indicazioni sulla mappa, ma vedevo solo Templi, così ho camminato per un po’, col sole in faccia, e poi di colpo me li sono trovati di fronte.

Una fila
Poi un'altra
Poi una terza

Ordinati, in piedi quasi come soldatini,
una strada intera a destra e a sinistra.

Mi sono seduta a osservarli, ero sola, senza neanche un turista,
 
ho potuto prendermi il mio tempo,
fare ciò che mi ero immaginata, respirare forte,
pensare al dolore che mi sono lasciata alle spalle, sperare in un futuro con meno ostacoli,

piangere (perché quando c’è l’occasione di versare una lacrima io non mi tiro mai indietro...)

sentire il dolore di tutte quelle perdite, sentirmelo addosso

lasciare i ritagli di stoffa che mi ero portata dall’Italia.
 
Ed ho sperato che il dolore di quelle mamme e quei papà non li abbia schiacciati, che il ricordo dei loro bambini li continui ad accompagnare.
 
Me li sono immaginati, questi genitori giapponesi,
che quando vengono qui, anche a distanza di anni, a pregare per i loro figli, ritrovano queste bambole di pietra con le manine giunte, le cuffiette colorate, gli occhi socchiusi e le girandole che fanno festa nel vento, e sono sereni.
 
 

Per questo cara Silvia mi sono permessa di lasciare una stoffina con una mamma elefante e il suo piccolo, fatta con la stessa stoffa della Bai Jia Bei che ti ho spedito, l’ho lasciata per te e per il tuo Alby, accanto a un bimbo con la cuffietta vecchia, ormai ricoperta di muschio, una statua che forse da un po’ non viene visitata dai suoi cari, alla quale ho immaginato non dispiacerà avere la compagnia del tuo tesoro.
 
 
Come ti ho scritto nella mail "volevo che rimanesse lì un segno della mia visita, fatta pensando a te e al tuo Alby, e alle altre donne italiane, delle quali
ho conosciuto, in queste mesi, le storie.
Perchè il dolore che ha sfiorato me con la gravidanza biochimica e che ha travolto te ed altre donne con storie come la tua, è comune ad ogni latitudine, non ha nazionalità, è dolore puro, semplice, umano, universale".

Quella statuetta con gli occhi socchiusi e gli elefantini sotto, da oggi sarà un po' anche di Alby.

Nulla può darti pace in questo momento, il tuo è un lutto spaventoso, ed io non voglio insegnarti proprio niente, solo voglio farti sapere che il mio intento era quello di abbracciarti. Nulla di più.
 

Il rosso, il giallo, il blu, le girandole, il vento,

il profumo dei fiori tutto attorno

le preghiere e i desideri appesi

questa era l’atmosfera.

Io sono andata via di lì col sorriso e il cuore gonfio di speranza,

una sensazione che i nostri cimiteri difficilmente mi danno.